romano notari

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Romano Notari nasce a Foligno nel 1933. Compie i primi studi all'Istituto d’Arte di Perugia. Nel 1954 nascono le prime composizioni con immagini femminili ed uccelli legati in un rapporto di fantastica visionarietà. Segue una intensa ricerca pittorica incentrata su lavori a china ed emerge l’esigenza di una pittura luminosa, affidata a stesure trasparenti ed a una tavolozza incentrata su timbri cromatici vibranti, che vanno dal al giallo al viola. Dopo le prime partecipazioni a rassegne nazionali, tra le quali il “Premio San Fedele”, nel 1959 C. Cardazzo lo presenta al Cavallino di Venezia: “(…) alla prima impressione, — scrive — non vidi che giallo, questo bel colore solare, la cui materia corposa ricordava i gialli di Van Gogh, quei soli infuocati che bruciano, quei giganteschi girasoli che sono essi stessi come dei soli. In quel brulicare di giallo, vibravano però personaggi misteriosi, che non si scoprivano subito, bisognava afferrarli, assimilarli (…)". (Romano Notari, testo di C. Cardazzo, catalogo della mostra personale, Galleria del Cavallino, Venezia, 3-13 febbraio 1959)

   Nel novembre del 1960 il Cavallino ospita una personale curata da G. Ballo, che sottolinea: "(Notari) rivelava già un deciso temperamento pittorico: ossessivo e visionario. C’era una origine figurativa, mossa da espressività elementare: i toni caldi, dal rosso acceso al giallo, diventavano aggressivi con una carica affettiva intensa, che non escludeva l’ansia di segreti abbandoni. Ma l’ossatura, ancora neoplastica, dava al ritmo rigore unitario (…)." ( Romano Notari, testo di G. Ballo, catalogo della mostra personale, Galleria del Cavallino, Venezia, 19-28 novembre 1960). Scrive Andrea Emiliani in occasione della personale allestita a Bologna alla Galleria 2000 nel gennaio del 1963: "(…) E poi è la materia che incanta, quel pagliettare dorato e crepitante che spezza la linea e si dirama in una fantastica incertezza, in una apparente ambiguità di contorni che la luce cancella e allontana dall’occhio, come oggetti troppo a lungo fissati e che si perdano in una sfocatura lontana e bruciante. (…)" ( Oli e tempere di Notari, testo di A. Emiliani, catalogo della mostra personale, Galleria 2000, Bologna, 5-18 gennaio 1963).

   Agli inizi degli anni Sessanta, la sua lirica visione, permeata da una luce intrinseca al colore orchestrato in raffinati cromatismi giallo-arancio e la fantastica esplorazione dello spazio, in sorprendente equilibrio formale tra onirico e reale, si precisa in una serie di opere, Il Bacio (1960), Processo a due (1962), Omaggio-A-Te-A (1962), fino ai Processi (1963)  dove le immagini emergono dai più profondi strati di coscienza. Una “nuova figurazione” di concezione narrativo-surreale che pone Notari tra i protagonisti di questi anni in chiave di superamento dell’informale.

   Dopo numerose partecipazioni ai principali premi di pittura, Premio Michetti, Premio Marche, nel 1963 espone a L'Aquila ad Aspetti dell’Arte Contemporanea, rassegna curata da E. Crispolti, al VIII Premio Termoli,   al Premio San Fedele 1963 per giovani pittori, a Milano,  al Tredicesimo Premio Lissone. Biennale Internazionale di Pittura, a Lissone, ed al III Premio Nazionale di Pittura Campione d’Italia, Casinò Municipale, a Campione d’italia.

   Nel 1964 viene invitato alla II Mostra Mercato d’Arte Contemporanea a Palazzo Strozzi a Firenze, con la galleria delle Ore di Milano ed al III Premio Scipione Nazionale di Pittura, (Galleria d’arte moderna, Macerata, 18 ottobre-15 novembre 1964), e F. Russoli lo presenta al Cancello di Bologna (F. Russoli, presentazione in Notari, catalogo della mostra personale, Galleria Il Cancello, Bologna, dal 24 dicembre 1964). Viene invitato al I. International der Zeichnug, a Darmstadt ed al X Concorso Nazionale di Pittura Premio Ramazzotti, a Palazzo Reale a Milano. Nel 1965 partecipa ad Alternative Attuali 2, allestita nel Castello Spagnolo de L’Aquila (a cura di E. Crispolti), ed è invitato alla IX Quadriennale di Roma.  

    F. Arcangeli, nel febbraio del 1965, lo presenta alla Galleria Odyssia di Roma: "(...) alla sua fase più candidamente e impensatamente autoctona, — osserva — quella delle sue “apparizioni”, semplici, intere, diafane, fosforiche, eppur concrete di dolce ma inquietante umanità, era seguito un’altro gruppo d’opere dove lo strumento del disegno, affinato, delicatamente crudele in ingranaggi meccanico-organici, aveva definito una condizione diversa, un’altra e più complessa oggettivazione dell’immagine. Questa fase espressa, anche in singolari disegni, poteva lasciar credere a una sottile (Notari non ha dentro di sé la proporzione del clamore, e forse non l’avrà mai) ma importante successione (o deviazione) della sua qualità ispirativa; e tuttavia, osservando più attentamente, il giro delle ruote dentate che muoveva il suo ritmo silente in quelle figurazioni, anziché ferire, pur sempre — all’interferir delle forme — sommessamente fioriva.  ( Romano Notari, teso di F. Arcangeli, catalogo della mostra personale, Galleria Odyssia, Roma, 20 febbraio-6 marzo 1965).  Nel 1966 espone un gruppo di disegni a matita di grande formato alla XXXIII Biennale di Venezia, alle collettive Artisti Italiani d'Oggi, a Bucarest e Natura e Uomo. Pittori Italiani e Svizzeri a Villa Ciani a Lugano.  Allestisce una personale presso la galleria La Ruota a Bellinzona, con Tino Vaglieri, (Romano Notari. Tino Vaglieri. Disegni, tempere, Galleria La Ruota, Bellinzona, dal 22 ottobre 1966) e presso la Galleria Steccata di Parma, curata da R. Tassi: "(...) Vennero poi opere più amalgamate di materia e di colore; erano rimasti quasi solo gli occhi, ma immersi in una sostanza spessa e delicata che si apriva come un mostruoso fiore tropicale: frammenti di occhi, germi di occhi, dilatazioni paurose, acute iridi, strette fessurazioni di palpebre. Il quadro continuava ad essere una sorgente inquieta di sguardi. Ma intanto, nell’ambiente organico, l’imprecisione dell’immagine si organizzava su suggestioni quasi naturalistiche: nuvole infuocate, ombre di vento, linee di colline. Finché lo spazio fu conquistato; divenne netto, vuoto non organico; uno spazio astratto, senza determinazione, un luogo doce crescono i grovigli delle figure; se l'immagine di Notari aveva una origine onirica, il sogno è diventato preciso, ambientato, ancor più pauroso. (...). (Romano Notari, testo di R. Tassi, catalogo della mostra personale, Galleria della Steccata, Parma. 26 novembre-9 dicembre 1966). Nello stesso mese espone presso la Galleria Il Cavalletto a Molfetta.    

   Nel 1967 E. Crispolti presentandolo alla galleria del Cavallino di Venezia, osserva: "(…) Forse si potrebbe dire che, rispetto al suo onirismo fluttuante e vago, come intenzione orfica e vagamente, soprattutto privatamente evocativa, Notari miri oggi ad un consistente ed articolato “discorso onirico”, nell’ambito di quella più vasta disposizione narrativa, in termini pur fra loro diversissimi, ricorrente con significativa insistenza nelle ricerche attuali (…)". ( Notari, testo di E.. Crispolti, catalogo della mostra personale, Galleria del Cavallino, Venezia, 24 marzo-11 aprile 1967). Nello stesso anno partecipa alle rassegne Lo Spazio dell'Immagine a Foligno, a Dimensions du Réel a Belgrado, a Incisioni di De Vita, Guerreschi, Notari, presso la Galleria La Colonna a Como  ed allestisce una personale presso la Galleria d’Arte Scipione, a Macerata.

     Nel 1968 viene invitato alle collettive Rassegna Nazionale di Disegno Appiano Gentile  ed a La Realtà e L’Immagine, (a cura di F. Sossi), allestita presso la Galleria d’Arte Studio a Matera.  Al 1969 risale la prima di una lunga serie di personali allestite presso la Galleria delle Ore di Milano, curata da M. Valsecchi: "(…) La pittura di Romano Notari si pone preferibilmente tra i simboli che non tra le metamorfosi. Il colore stesso, un giallo luminoso che sfuma o si carica di trasparenze rosa, è già un simbolo di colore-luce, luce solare. E le forme rotonde che si presentano nei suoi quadri con insistenza e si espandono, si sovrappongono come un propagarsi di onde luminose, sono il simbolo dell’anima, come ha già detto di sé l’artista, della creazione genitrice. E di questo passo si potrebbero trovare altre corrispondenze al processo evolutivo di queste forme, e difatti si è parlato di procreazione che ora matura sotto i nostri occhi. Per questo dicevo che non si tratta di metamorfosi, ma di crescita. In ordine a tale constatazione, non si può fare a meno di ricordare che già Klee, verso il 1920, aveva detto di voler penetrare a forza di intuizione poetica nel cuore dell’universo, dove le cose non sono ancora nate. La condizione della cultura è, certo, diversa; Klee aveva un'inclinazione precisa verso l'astrazione geometrica; e in Notari semmai si riscontra una certa propensione al fantasticare surreale. Ma surreale vuol già dire una trasformazione ambigua, un sovrapporsi di sensi e di significati per cui una figura prende significati traslati. E qui invece c’è un sorgere, un crescere, un formarsi, che per ora è allo stato embrionale ma va verso un condensarsi di vita. Semmai lo stato ansioso che questi quadri comunicano è di altro genere il non sapere ancora che cosa tali ovuli germinanti diverranno. E allora l’interrogare che provocano riguarda da la vita, l’essenza, e non il sogno, né lo sprofondarsi buio nel magma indistinto o addirittura malefico della duplicità" (…). (Notari. Olii e disegni, testo di M. Valsecchi, catalogo della mostra personale, Nuovo Carpine Galleria d’Arte, Roma, 12 dicembre 1969 -16 gennaio 1970).

    Nel 1970 viene pubblicata, a cura della Galleria delle Ore di Milano, la monografia Notari. 10 tavole a Colori. 1968-1969, approfondita analisi della pittura di Notari di R. Tassi. “(…) Una pittura della luce, credo che questa sia intanto una definizione, generica ma indispensabile, dell’opera di Notari; e che sia quindi anche lo scopo principale della sua ricerca. Il desiderio di Notari è di dipingere, cioè rendere in immagine, non la luce che illumina gli oggetti e che, arrestata dalla loro opacità, crea l’ombra, tantomeno gli accidenti della esistenza naturale, ma la luce in sè, che tutto avvolge e penetra, vince ogni resistenza e anzi si fa sostanza, fibra e umore delle cose, in un mondo che non conosce le ombre, ma è tutto aperto, visibile, dichiarato. La luce di Notari non è nemmeno quella dei pittori che più forte stringono lo spirito con la materia, e la fanno emergere dalle profondità dell’immagine e affiorare dopo avere attraversato spessori di buio, come oscura scaturigine interiore. Essa è funzione dell’immagine, che può solo vivere in questa chiarità senza tempo; è un’essenza che si pone come scopo ultimo della visione e come tale diventa simbolo, cioè rimando a una verità nascosta, inconoscibile in sé; è infine l’elemento che determina e crea lo spazio e non per il solito tramite del chiaroscuro, ma in modo del tutto opposto, per tramite della totale invadenza, del completo coinvolgimento; per cui viene anche abolita la distanza, e ogni elemento dell’immagine, sia vicino sia lontano, si pone in una presenza che non tiene conto di questa fisicità spaziale, ma entra con gli altri elementi in un rapporto di spirito; quello appunto creata dalla luce. Lo spazio insomma si identifica con la luce e tende a provocare in chi guarda una reazione di tipo contemplativo. Il quadro di Notari diventa così il luogo del passaggio dal luminoso al numinoso; quasi un tentativo di dipingere un verso del “Paradiso”: “nel giallo della rosa sempiterna”. (...)".

   Nel dicembre del 1971 viene invitato alla collettiva Artisti contemporanei, allestita presso la Galleria "Bottega d'Arte" di Acqui Terme.  Nel 1972 espone alla Galleria Correggio di Parma, (Romano Notari, testi di F. Arcangeli, E. Crispolti, F. Russoli, R. Tassi, M. Valsecchi, catalogo della mostra personale, Galleria Correggio, Parma, 11-24 marzo 1972). alla Galleria del Teatro di Parma, alla Bottega d’Arte di Acqui Terme (Incisori italiani, Galleria "Bottega d'Arte", Acqui terme, 19 febbraio-5 marzo 1972)   ed alla Galleria Inquadrature “33” di Firenze. Nell’estate dello stesso anno partecipa alla 36° Biennale di Venezia, a Aspetti della Giovane Pittura Italiana. Banchieri, Cazzaniga, Della Torre, Forgioli, Guccione, Lavagnino, Notari, Savinio, Vaglieri, ad Ovada ed alla Terza Rassegna Nazionale. Artisti in Convergenza, a Molfetta. 

   Nel 1973 allestisce una personale alla Galleria L'Incontro di Milano, (Romano Notari, testo di G. Ballo, catalogo della mostra personale, Galleria L’Incontro, Milano, dal 16 maggio 1973). Viene invitato alle collettive curate da G. Di Genova: L’immaginazione Lirica, presso la Galleria Margherita a Roma ed a Nel solco del fantastico, alla Galleria Michaud di Firenze. Nel 1974, a Milano, L. Carluccio presenta una personale alla Galleria Bergamini ed espone alla mostra Tra Realtà e Magia, allestita presso la Fondazione Giovanni Lorenzini, curata da R. Tassi. Nello stesso anno partecipa alla XXVIII Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano. Presenze e Tendenze nella Giovane Arte Italiana e viene pubblicata la monografia Romano Notari, di D. Isella. Dal 1976 al 1978 nascono opere intitolate Monumento a ledacigno, 20 grandi opere a tempera, incentrate sul rapporto e successivamente il ciclo degli Amori Solari. Risale al 1976 la collettiva La Realtà Diversa. A. Forgioli, A. Ghinzani, Pr. Lavagnino, R. Notari, G. Ossola, F. Pedrina, R. Savinio, ordinata presso la Galleria Bergamini a Milano. Nello stesso anno allestisce una personale a Torino, presso la Galleria Documenta (L. Carluccio, Romano Notari, catalogo della mostra personale, Galleria Documenta. Arte Varia, Torino, dal 15 ottobre 1976). Nell'aprile del 1977 Roberto Tassi lo presenta in occasione di due mostre personali allestite a Parma, presso la Galleria del Correggio ed a Roma, presso la Galleria La Margherita. Nell'ottobre dello stesso anno espone alla collettiva Viaggio nei laboratori dell’Es, (a cura di G. Di Genova), presso il Centro Monadi di Roma. Nell'aprile del 1978 partecipa alla 2° Rassegna Nazionale del Sacro nell’Arte Contemporanea. Alla ricerca del Sacro, allestita presso il Palazzo Arcivescovile di Palermo. Nello stesso anno dipinge un ciclo di grandi opere a tempera dedicate al mito di Ledacigno, un'interpretazione pittorica sulla sublimazione dell'amore, presentate alla XXXVIII Biennale di Venezia, nella sezione Natura come Immagine curata da L. Carluccio ed alla galleria Bambaia di Busto Arsizio (R. Tassi, Notari. Amori solari, catalogo della personale, Galleria Bambaia, Busto Arsizio, 7-9 ottobre 1978).

   Nel 1979 espone alla rassegna Genesi e Processo dell'Immagine alla Permanente di Milano ed inizia il ciclo delle Apparizioni, presentate presso La Nuova Città di Brescia da F. De Santi. "(...) Ma giacchè si è pure parlato di una religiosità in un qualche modo irrelata e a sè stante, preferiamo personalmente optare per una forma di spiritualità indeterminata e lucida, tutta protesa verso la luce e la visione, attenta a cogliere nei processi della rappresentazione il rifrangersi, problematico e deperibile, di una intensità e di un apriori tutt’affatto intellettivi. Tale pienezza è quella del cosmo, quella dell’unità tra creato e individuo in un eden remoto e irripetibile.(...)". (Romano Notari, testo di F. De Santi, catalogo della mostra personale, Galleria La Nuova Città, Brescia, dal 21 aprile 1979). Viene pubblicata la monografia di L. Carluccio, Romano Notari. Nell'aprile del 1980 G. Mascherpa lo presenta presso la Galleria Campanile a Bari. (Romano Notari, testo di G. Mascherpa, catalogo della mostra personale, Galleria Campanile, Bari, 19 aprile-9 maggio 1980), ed espone alla X Rassegna del Morazzone.

Dal 1980 al 1983 dipinge opere sacre, affrontando i temi più significativi del mistero terreno e divino del Vangelo. Nascone le Apparizioni dello Spirito. Nel 1981 partecipa ad Ipotesi per un’Arte Religiosa Oggi a Reggio Emilia, (a cura di G. Mascherpa) e l’anno successivo a L’opera Dipinta 1960-1980 (a cura di A. C. Quintavalle) a Milano. Nella città lombarda allestisce una personale di opere sacre presso la Galleria Bergamini, presentata da F. Porzio: “(…) Vogliamo dire subito che questa ci pare la stagione non soltanto più matura, ma anche qualitativamente più alta dell’artista. In essa, che tocca forse l’estremo limite del rischio nelle tele qui presentate, Notari compie un deciso scarto verso la figura. Il suo repertorio d’immagini non era mai stato propriamente astratto o informale, né, credo, sarà forse mai propriamente figurativo; ma ora i suoi simboli si sciolgono, per così dire, dai vincoli di un totemismo allusivo, ma formalmente autosignificante, per riprendere a suo modo un dialogo secolare, da lungo tempo interrotto, con la rappresentazione dell’uomo e della natura. Se si fosse trattato d’una semplice variazione iconografica, la cosa meriterebbe appena d’essere indicata; ma il fatto, è che, accanto ad una nuova attenzione nei confronti della tradizione pittorica, si assiste, nell’ artista, ad un crescendo delle sue già salde virtù stilistiche e tecniche (…)" . (Romano Notari. Opere recenti, testo di F.. Porzio, catalogo della mostra personale, Galleria Bergamini, Milano, aprile-maggio 1982).

   Nel 1984 espone alla XXIX Biennale d'Arte di Milano e nel 1985 M. Venturoli presenta il ciclo dei Giardini Proibiti, opere sospese tra sacro e profano, presso la Galleria Margherita di Roma. "(...) Lungi da me l’idea di farlo vessillifero ante litteram del post moderno, un Mariani, per esempio, che si fosse tuffato in Rothko o in Klein, portandosi appresso, nell’impalpabile alone molecolare, ori e violetti, aranci e rosa di quelle superfici senza figure; portando le sue figure di quasi invisibili cammei negli aloni post informali, essere metà in nostalgia del neo classico e metà del più lirico viscerale. Ma il fatto è che Romano Notari ha preso fin dai suoi primi risultati stupefacenti una rincorsa lunga, è stato molto presto quello che è, mentre, se mai, pittori “colti” e trans avanguardisti, sono quelli che sono, soltanto adesso, un adesso che sovente gli s’allontana, fanno balzi per cogliere frutti dall’orto del Domenichino e da quello di Nolde o di De Chirico o di Savinio e vengon giù con qualche foglia nel pugno. (...)" (Romano Notari. Dipinti e pastelli 1983-1984, testo di M. Venturoli, catalogo della mostra personale, Galleria La Margherita, Roma, 9 maggio-4 giugno 1985).

   Nel settembre del 1985 viene allestita la prima ampia rassegna antologica presso la Galleria Civica di Gallarate, curata da G. Bruno, che sottolinea. “(…) Non troverei paragone migliore, per indicare la qualità dei passaggi di colore-luce nell’immagine di Notari, quel convergere della scala cromatica nell’assolutezza sommatoria di un lampo allucinato, del prolungato vedere il disco solare: e una simile sensazione di progressiva espansione della luce delle fibre tessute del dipinto ricordo aver tratto da una sublime deposizione di Altdorfer. Il richiamo all’antico è una suggestione presente nei quadri di Notari. Ed in effetti l’opera recente sembra dichiarare nella sua ansia di racconto, un più risoluto scarto verso i modi di un lontano immaginare. C’è un che di declamatorio, di un’immagine corale: e vi compare, come prima non era dato, la figura umana. Certo Notari è un pittore che tende alla continuità della storia e la sua origine non è nel simbolismo alla Moreau, intriso di umori estetizzanti, e nemmeno nella favola surreale di Ernst, sebbene alcune consonanze con la Storia naturale possano indurre a pensarlo. (…)" (Romano Notari. Mostra antologica 1961-1984, testo di G. Bruno, catalogo della mostra personale, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate, 29 settembre-27 ottobre 1985).

    Nel 1986 è invitato alla Undicesima Quadriennale di Roma, ed alla XLII Biennale di Venezia nella sezione Arte e Alchimia, curata da A. Schwarz. Espone, alla Galleria San Michele a Brescia (a cura F. De Santi), e presenta un nuovo ciclo di opere alla Galleria delle Ore a Milano, (a cura di R. Tassi). Nel 1989 viene invitato a Tre accadimenti dell’arte italiana attuale. Bruno, Testori, Sgarbi, a Brescia, con B. Repetto, S. Romiti e G. Vangi, alla XXXI Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano ed alla Triennale Internazionale d’Arte Sacra a Celano, a cura  di  G. Di Genova che l'anno successivo lo invita alla collettiva Nel Regno di Eros, a Querceta/Seravezza. Nel 1990 e nel 1991 vengono allestite due ampie rassegne antologiche, presso il Palazzo dei Capitani del Popolo ad Ascoli Piceno a cura di R. Tassi e presso il Palazzo della Provincia di Bari, a cura di  D. Guzzi.  Nel 1990 vince il Premio Sulmona e nel 1992 il Premio Suzzara.

    Dal 1991 al 1995 esegue una serie di opere di grande formato, le Stanze dei processi aperti. Nel luglio del 1991 espone alla collettiva Esaedro. XXXVI Mostra Nazionale d’Arte Contemporanea, (a cura di G. Di Genova), allestita presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Termoli. Nel 1994 partecipa alla XXXII Biennale Nazionale d'Arte Città di Milano, allestita presso il Palazzo della Permanente, nella sezione Aspetti della figurazione: lirismo e immaginario, curata da T. Longaretti, ed alla collettiva Sei protagonisti degli ultimi 40 anni della pittura italiana. Chighine, Francese, Moreni, Notari, Pozzati, Ruggeri. Dipinti, disegni, tempere, allestita presso la Galleria Centro Steccata di Parma. L. Lambertini presenta una personale ordinata presso la Galleria Bambaia di Busto Arsizio, (Romano Notari. Le Stanze dei Processi Aperti. Dipinti e opere su carta 1991-1993, testo di L. Lambertini, catalogo della mostra personale, Galleria Bambaia, Busto Arsizio, 26 febbraio-2 aprile 1994). Nel 1995 espone a Loreto 95. Artisti Contemporanei per il VII Centenario Lauretano, (a cura di C. Pirovano) nel Palazzo Apostolico di Loreto, ed a Figure della Pittura. Arte in Italia 1956-1968, vasta rassegna allestita presso la Galleria Forni di Bologna, curata da M. Goldin.

   Dal 1997 al 1999 lavora al ciclo delle Lunette spirituali, ventagli aperti al sole a raggiera, dove emerge il simbolo dell’uovo come origine della vita, uovo che appare come luce divina, in una ossessiva esplosione spaziale cui fanno da corona uccelli adoranti e mani. Uccelli e nuvole occupano lo spazio cosmico dal bianco centrale fino ai violacei vibranti e lontani e successivamente, ed al ciclo dei Trittici e Polittici. Osserva R. Margonari che lo presenta in occasione di una mostra personale a Trani: "(...) sono canti d’amore spirituali, la pittura della luce si irradia e libera la materia; l’adorazione si fa paradisiaca e preziosa. Più recentemente Notari ha dipinto immagini la cui destinazione al centro di uno spazio sovrastante è così chiaramente determinata tanto da escluderne ogni altro possibile utilizzo, implicando la cupola o le vele come forme plastiche ospitanti. Si tratta di lavori in cui l’allusività e la finzione spaziale raggiungono la maggiore intensità. Sono superfici circolari, ovoidali, e triangolari che accolgono un immaginario in cui il barocchismo dell’assunto si é apertamente affermato in tutta chiarezza e le figure hanno subito ormai la trasformazione finale, divenute uccelli di luce, laica parafrasi dei trionfi angelici dei cori di troni e cherubini, circondanti la lanterna delle chiese settecentesche. Queste figure si muovono in una luce antica innocentemente accesa, panica ed erotica che evoca il sentimento mediterraneo della fertile luce solare, origine di ogni nascita. (...)". (Romano Notari. Dipinti dal 1993 al 1997, testo di R. Margonari, catalogo della mostra personale, Sale Espositive del Monastero di Colonna Lido, Trani, 22 marzo-27 aprile 1997).

   Nel 1998 viene invitato alle mostre Palazzo Sarcinelli 1988-1998. Una donazione per un nuovo Museo ed a Roberto Tassi e i pittori. Ottocento a Novecento in Italia. Da Fattori a Burri, allestite presso Palazzo Sarcinelli a Conegliano e curate da M. Goldin.  Allo stesso anno risale la collettiva Premio Campigna XLII Edizione. Francesco Arcangeli a Santa Sofia (1967-1973) a S. Sofia di Romagna che l’anno successivo ospita Premio Campigna XLIV Edizione. Luigi Carluccio a S. Sofia (1966-1978). Nel 2000 espone alla rassegna ordinata dal critico D. Guzzi a Roma, presso il Complesso Ex Mattatoio, Immagine d’Impegno. Impegno d’Immagine. Anni Sessanta e settanta: Figurazione in Italia.

   Nell’ottobre del 2000 la galleria Bambaia di Busto Arsizio ospita una personale con presentazione di E. Crispolti. (Romano Notari. Percorsi preziosi. Opere 1966-2000, testo di E. Crispolti, catalogo della personale, Bambaia Galleria d’Arte, Busto Arsizio, 14 ottobre-26 novembre 2000).  Rassegne antologiche esaustive, che documentano la lunga e complessa produzione pittorica di Notari, sono state allestite nel 2000 presso la Mole Vanvitelliana di Ancona a cura di L. Strozzieri e presso il Museo Civico di Sansepolcro, con presentazione di V. Sgarbi, nel 2001 presso il Castello Cinquecentesco de L'Aquila e nel 2002 a Gràbova Vila a Praga.

   Nel ciclo Espansione di vita (2002), si evidenzia il bisogno incessante di riconquistare lo spazio celestiale che determina la primordiale accensione della vita nell’Ora X, nel momento caldo della Creazione, quando lo scatenamento del suono sentenzia il primo processo di vita e il “sacro germe” nasce e si sviluppa partendo dal centro dell’opera. Le variazioni sul tema proseguono per tutto il 2002 con È tutto un big-bang e Accadde il miracolo? opere dove i colori centrali accecanti di luce s’irradiano e rimandano a significati nuovi e simbolici. L’incompiuto informe, grazie al soffio miracoloso di un processo soprannaturale, diventa disciplina di costruzione vivente e organica. Esaurito questo ciclo di opere, l’esplorazione continua con opere dal titolo Aprimmo e vedemmo cose tanto nuove e Dischi spiritualizzanti, eseguite nel 2004 in cui, come scrive l'artista: "(…) Raffiguro il processo di costruzione del microcosmo che mi appare in tutta la sua visionarietà. Aprire ed entrare al cospetto di una figurazione trascendentale, organizzata nel suo divenire, come fonte di un bisogno che l’anima cerca incessantemente nella sua quotidianità, nella nostra esistenza spasmodica e materialistica. Sono messaggi che nascono dall’anima proiettata verso l’essere, perché si alimenti di luce, perché riconosca i valori spirituali dell’esistenza. (…)". Nel giugno del 2004 espone alla mostra Luce, vero sole dell’arte, (a cura di G. Di Genova), allestita presso il Museo d’Arte delle Generazioni italiane del ’900 G. Bargellini, a Pieve di Cento. 

   Nel 2007 E. Pontiggia presenta una personale presso la Galleria Bambaia di Busto Arsizio: "(...) Così avviene nelle opere di Notari, dove anima e corpo si fondono in un’identica luce, nascono da un’identica fiamma. Le sue tele sono grembi in cui si rende visibile fisicamente e metafisicamente il mistero della vita, dell’amore: un’incarnazione cosmica, che si potrebbe descrivere con le parole con cui Dante evoca quella cristologica: “Nel ventre tuo si raccese l’amore / per lo cui caldo nell’eterna pace / cosìè germinato questo fiore”. Allo stesso modo non esiste gerarchia fra i viventi: tra animali e creature umane, tra uomo e donna, tra forma embrionale e forma compiuta. Tutto è toccato da una stessa energia creatrice, da uno stesso atto ordinatore. Per questo nell’universo di Notari non esiste la morte. La vita si tramuta in altra vita, trapassa in forme sempre nuove di esistenza e di respiro. Come le sue opere non conoscono l’ombra, ma solo un colore più denso e profondo, così le sue creature alate e musicali non conoscono la malattia e la fine. Il pungiglione della morte non ha potere sul loro mondo spirituale. Tutto si trasforma, ma l’essere, come non può non essere, cosìnon può interrompersi. E da questa vocazione all’infinito ogni vita attinge una perenne luce: la luce della sua sacralità. (Romano Notari. “Simboli creazionistici”. Opere 2000-2006, testo di E. Pontiggia, catalogo della mostra personale, Bambaia Galleria d’Arte, Busto Arsizio, 5 maggio-30 giugno 2007).

   Espone nel 2009 a Contemplazioni. Bellezza e Tradizione del Nuovo Nella Pittura Italiana Contemporanea, (a cura di A. Agazzani) presso il Castel Sismondo a Rimini ed alla mostra rievocativa de' Lo Spazio dell’Immagine, dal titolo Spazio, Tempo, Immagine, curata da I. Tomassoni ed allestita presso il Centro Italiano Arte Contemporanea a Foligno. Nel giugno del 2010 V. Sgarbi lo invita, in occasione del 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto, alla rassegna Mostre del Festival, a palazzo Pianciani, dove presenta una antologica con 20 dipinti. (V. Sgarbi, Il Tempo senza mutamento di Romano Notari, presentazione in Romano Notari. Visioni, catalogo della mostra personale, Palazzo Pianciani, Spoleto, 19 giugno-4 luglio 2010).