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Uccelli disciplinati, 1967, olio su tela, cm 130 x 100 |
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Documenti |
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(...) Le “presenze” che occupano i suoi quadri siamo noi: io, tu, lui, gli altri, ridotto alla stato larvale. Il tessuto cromatico giallo solare che ci circonda è il nostro bisogno vitale di luce e calore. La nostra sete di solitudine è insidiata dagli sguardi di una miriade di occhi, che ti scrutano fin nella più riposta latebra e ti costringono a rivelarti per ciò che sei: un piccolo essere massificato che ha imparato dagli animali inferiori l’abitudine al mimismo e che per uscire dalla sua condizione alienante tenta disperatamente di re suscitare dal suo io i lemuri di una vicissitudine umana che sembra ormai appartenere esclusivamente al mondo dell’inconscio o a quello della illusoria restaurazione psichedelica. Empietà e ipocrisia sono le stimmate dell’uomo contemporaneo; nei suoi confronti Notari non esprime alcuna condanna, ma solo comprensione e dolente pietà. Come tutti i veri mistici, cioè i puri poeti racchiusi nelle torri eburnee, Notari può enumerare all’uomo esistenziale le cause del suo malessere, ma non sa indicargli la strada del suo tornare in sé. |
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Un cuore grande così, 1967, olio su tela, cm 170 x 130 ![]() |
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