romano notari

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Uccelli disciplinati, 1967, olio su tela, cm 130 x 100

 
     
     
     
 
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(...) Le “presenze” che occupano i suoi quadri siamo noi: io, tu, lui, gli altri, ridotto alla stato larvale. Il tessuto cromatico giallo solare che ci circonda è il nostro bisogno vitale di luce e calore. La nostra sete di solitudine è insidiata dagli sguardi di una miriade di occhi, che ti scrutano fin nella più riposta latebra e ti costringono a rivelarti per ciò che sei: un piccolo essere massificato che ha imparato dagli animali inferiori l’abitudine al mimismo e che per uscire dalla sua condizione alienante tenta disperatamente di re suscitare dal suo io i lemuri di una vicissitudine umana che sembra ormai appartenere esclusivamente al mondo dell’inconscio o a quello della illusoria restaurazione psichedelica. Empietà e ipocrisia sono le stimmate dell’uomo contemporaneo; nei suoi confronti Notari non esprime alcuna condanna, ma solo comprensione e dolente pietà. Come tutti i veri mistici, cioè i puri poeti racchiusi nelle torri eburnee, Notari può enumerare all’uomo esistenziale le cause del suo malessere, ma non sa indicargli la strada del suo tornare in sé.

Romano Notari, (testo di C. Melloni), catalogo della personale, Galleria d’Arte Scipione, Macerata, 2-14 dicembre 1967.

 
     
     
     
    Processo di vita, 1967, olio su tela, cm 100 x 80  
  Un cuore grande così, 1967, olio su tela, cm 170 x 130